Quelle urla da Bari che fanno paura
Il parere di Paolo De Paola, direttore del Corriere dello Sport, ex direttore di Tuttosport e vice-Direttore della Gazzetta dello Sport.
La vicenda Conte si complica in maniera forse definitiva. Non entriamo nella divisione concettuale fra colpevolisti e innocentisti. C’è chi improvvisamente scopre di aver visto carte che non proverebbero nulla e chi ce l’ha con la Juve (che non c’entra) puntando, a prescindere, il dito contro il suo allenatore. Gli estremi si elidono e resta la sostanza della vicenda con due aspetti fondamentali: 1) il rapporto che si complica fra la Juve e Conte; 2) una giustizia sportiva sconcertante per la comprensione popolare. Cominciamo da quest’ultima: come si possono pattuire (ci rivolgiamo a Palazzi) 3 mesi di condanna e poi chiederne 15? O percorrere un giro dell’oca così semplificato: il 9 agosto la Disciplinare assegnerà 10 mesi a Conte, entro il 25 agosto la Corte di Giustizia Federale (l’appello) potrebbe ridurre la squalifica a 6 mesi. Infine, entro 30 giorni, la conciliazione o l’arbitrato al Tnas potrebbe ulteriormente limare la condanna per farla tornare ai 3-4 mesi iniziali. A che serve tutto ciò? E non sarebbe più logico inserire la conciliazione/arbitrato fra il primo e secondo grado anziché alla fine?
Ma veniamo al primo punto. La Juventus ha attuato un piano difensivo complesso che andrebbe approfondito. Il presidente Agnelli considera tutti i suoi uomini componenti di un’unica squadra e li protegge con assoluta coerenza e lealtà. A condizione, ovviamente, che questa lealtà venga ricambiata. Se qualcosa muta in maniera determinante nel patto stabilito con chiunque entri nel gruppo si accettano poi anche le inevitabili conseguenze. E allora ognuno diventa padrone del proprio destino. La vicenda Stellini con le dimissioni del collaboratore di Conte propone una svolta importante: è la fine di un primo rapporto significativo. In una nota ufficiale la società avverte che non ci saranno variazioni nel collegio difensivo di Conte però è cronaca di qualche giorno fa l’uscita dell’avvocato Michele Briamonte. La prudenza è d’obbligo, ma a Briamonte potrebbe far seguito anche l’avvocato Luigi Chiappero. Ovviamente Conte sarà liberissimo di aggiungere altri legali, si fa il nome di Giulia Buongiorno, da affiancare ad Antonio De Renzis, ma qualcosa sta cambiando e non c’entra la qualità degli avvocati che escono (quelli della Juve) o che entrano (quelli di Conte). I prossimi giorni saranno determinanti e sveleranno i motivi di ciò che sta accadendo in rapporto alla consistenza dei fatti che arriveranno da Bari. La caduta di Stellini non è un bel segnale. Per niente.
Ma veniamo al primo punto. La Juventus ha attuato un piano difensivo complesso che andrebbe approfondito. Il presidente Agnelli considera tutti i suoi uomini componenti di un’unica squadra e li protegge con assoluta coerenza e lealtà. A condizione, ovviamente, che questa lealtà venga ricambiata. Se qualcosa muta in maniera determinante nel patto stabilito con chiunque entri nel gruppo si accettano poi anche le inevitabili conseguenze. E allora ognuno diventa padrone del proprio destino. La vicenda Stellini con le dimissioni del collaboratore di Conte propone una svolta importante: è la fine di un primo rapporto significativo. In una nota ufficiale la società avverte che non ci saranno variazioni nel collegio difensivo di Conte però è cronaca di qualche giorno fa l’uscita dell’avvocato Michele Briamonte. La prudenza è d’obbligo, ma a Briamonte potrebbe far seguito anche l’avvocato Luigi Chiappero. Ovviamente Conte sarà liberissimo di aggiungere altri legali, si fa il nome di Giulia Buongiorno, da affiancare ad Antonio De Renzis, ma qualcosa sta cambiando e non c’entra la qualità degli avvocati che escono (quelli della Juve) o che entrano (quelli di Conte). I prossimi giorni saranno determinanti e sveleranno i motivi di ciò che sta accadendo in rapporto alla consistenza dei fatti che arriveranno da Bari. La caduta di Stellini non è un bel segnale. Per niente.
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