Da quando le sentenze di Farsopoli hanno indotto la Juventus in un baratro senza appigli, a Torino sono sbarcati precisamente cinque allenatori. Da Deschamps a Delneri, un record per nulla positivo, uno dei tanti che sono stati accumulati nel corso di queste due ultime annate.
Ed è ancora più sconfortante se si pensa che a giugno, molto probabilmente, vedremo un altro Sempronio in panchina. In questo senso, le ciarle prendono il sopravvento specialmente laddove la caccia allo scoop è in attiva ascesa.
Nel mondo mediatico, per intenderci, non si fa altro che ipotizzare nuovi arrivi, non solo sul fronte del calciomercato, ma anche al cospetto di una panchina fino ad ora quasi sottovalutata. Provincializzata, appunto.
Ecco allora Villas Boas, Conte, Delio Rossi...Mancini. Si, proprio quel bel capellone di Roberto Mancini. Uno che di calcio se ne intende, tanto da aver condotto una carriera da allenatore impregnata da una serie di successi che farebbero invidia pure a Ferguson. Uno che agli arbori del suo percorso trionfante aveva racimolato briciole di esperienza manageriale esprimendosi nel migliore dei modi come secondo allenatore di Eriksson, alla Lazio. Quanto basta per essere poi nominato mister a tutti gli effetti di un gruppo qualunque di ragazzi in maglia viola, a Firenze, senza nemmeno un pezzo di cartellino ufficiale che dimostrasse l'autenticità dei suoi trascorsi e della sua occupazione. Ebbene, all'epoca per lui fu fatta eccezione, anche perchè, carte alla mano, il regolamento non avrebbe mai consentito il "doppio tesseramento" per un allenatore, mentre al "Mancio" fu concesso di trasferirsi da una squadra all'altra come se non ci fosse nulla di tanto strano. E invece di cose sbilenche ce n'erano in abbondanza, visto e considerato che alle spalle di quanto accaduto si nascondevano le gesta di un certo Cesare Geronzi che di fatto, oltre a non avere precedenti generosi, convinse l'allora presidente Petrucci a cambiare da un momento all'altro le norme della FIGC. Più di tanto non puoi aspettarti da uno che "ama" i crac societari...
Sbucano, quindi, le nuove e avvincenti avventure del tecnico di Jesi: quattro anni all'Inter, durante i quali ha incamerato tre scudetti "meritatissimi": uno completamente regalato da Guido "Babbo Natale" Rossi, un altro vinto senza il ronzio fastidioso della Juve retrocessa e di altre squadre iperpenalizzate e l'ultimo conquistato dopo 9 mesi di favori arbitrali, con tanto di "rischio 5 Maggio" alla fine del torneo. Se Ibra non avesse risposto alle SUE preghiere, avremmo visto sicuramente un'Inter con 17 scudetti...
Il resto della carriera coincide perfettamente con il presente: mentre il Manchester City spende milioni e milioni di quattrini per portarsi in zona Champions o per conquistare almeno un "piccolo" trofeo, Roberto Mancini continua ad esitare. Eppure la sua eleganza è innegabile, non può essere trascurata, nemmeno adesso che eventuali rumors italiani lo affiancano ad una società, la Juve, che prima di Calciopoli bis era stata infangata dalle sue stesse parole...Insomma, ottime prospettive per una squadra in cerca di qualità!
Arrivi pure il signor "belli capelli", ma non vengano poi a lamentarsi di uno stadio (nuovo ed esclusivo) vuoto...
GIANLUCA SCATENA
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giovedì 28 aprile 2011
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