Le parole di mister Delneri a fine gara racchiudono l’essenza del momento. L’allenatore friulano non aveva mai ammesso, in maniera così veritiera e sfacciata, alcuni limiti della sua Juventus, e lo fa senza mezzi termini, sottolineando che una squadra con questo blasone non può avere una mentalità tanto presuntuosa, e per aver vinto due gare, proprio in uno dei periodi più difficili della sua storia.
Alla vigilia era stato lui stesso a rassicurare la stampa dicendo che finalmente adesso la squadra era al completo, con il morale al massimo (dopo la vittoria contro l’Inter) ma che non si sarebbe corso il rischio di andare a Lecce pensando di avere già vinto. E purtroppo è successo anche peggio. Non solo ci siamo abituati a vedere una Juventus con pochissima continuità (è da un anno e mezzo che non vince tre partite di fila) ma in più l’abbiamo vista permettersi di non scendere neanche in campo, prendendo la gara di Lecce come una scampagnata, con un atteggiamento e un approccio alla partita assurdo. Assurdo perché la Juventus non è più la “Juventus” da un bel pezzo, e dopo le ultime annate (compreso questa) gli stessi giocatori si sarebbero già dovuti abituare al fatto che il gruppo per vincere una gara fa già una bella fatica di per se: pazzesco quindi pensare che dopo due vittorie consecutive e solo perché si ha il morale alto, ci si può rilassare così tanto da sentirsi sicuri di battere chiunque, quando si sa bene le difficoltà che si hanno. E mai come ieri, si sono viste quelle psicologiche, simbolo di questa Juve: basti vedere la difesa.Una settimana fa perfetta contro l’Inter, ieri totalmente “in bambola” ed in balia dell’avversario, senza mai azzeccare una diagonale e facendosi sfuggire sempre le maglie giallorosse, in una di quelle giornate (anche di questo, purtroppo, ci siamo abituati) in cui una medio-piccola gioca da Barcellona, anche per colpa della Juve stessa, che una volta faceva rabbrividire l’avversario al solo pronunciare il nome che porta addosso. E’ davvero incredibile pensare che sarebbe bastata una vittoria contro “una grande” per cambiare le carte in tavola, peccato che i giocatori si sono dimenticati che contro quelle squadre si è abituati a fare risultato, ma che il campionato lo vinci (o comunque ti posizioni bene) vincendo con tutte le altre, che tra l’altro a parte qualche sporadica eccezione, proprio “piccole” non sono. Il Lecce ha pareggiato in casa con Milan ed Inter e vinto in casa della Lazio, giusto per fare qualche esempio, e pensiamo che mister Delneri aveva davvero preparato bene la gara, ma tutti sapevano quanto sarebbe stata decisiva, una gara bivio. Era fondamentale arrivare alla partita col Milan al massimo, vincendo se non proprio quattro partite di fila, almeno tre con un pareggio, e invece come al solito si è ricaduti nell’errore più velleitario, credendosi più forti sulla carta di un avversario più che temibile e solo perché hai sconfitto la squadra Campione del Mondo. Se c’è un annata o un momento in cui la Juventus non può fare un errore di valutazione simile è proprio questo. Lecce e Bologna, andavano portate a casa. Bisogna sperare nella seconda.
Tutte le altre squadre sopra i bianconeri continuano a prendersi i tre punti o comunque fanno sempre meno fatica (“errori” arbitrali neanche a parlarne) invece tu, Juventus, sai che per vincerne una devi dare sempre il doppio. Ecco perché non puoi arrivare allo stadio “Via del Mare” credendoti già a Vinovo e senza mai giocare. La Juve non solo non ha giocato bene, facendo poi un enorme passo indietro (visti i progressi delle ultime partite che facevano ricordare il gioco della Juve pre-natalizia) ma non ha neanche mai fatto un tiro in porta, con l’unica idea di fare lancioni lunghi e senza mai un invenzione o un cross messo bene al centro (siamo forse l’unica squadra in Italia che sui cross si prende sempre l’avversario o non si spizza mai un pallone) per non sfruttare mai i nuovi attaccanti. Non si ha scusanti con la rosa al completo e l’infermeria svuotata: peccato che la testa era altrove, senza mai essere davvero umili, facendo un passetto indietro e pensando chi si è davvero. Una buona squadra, ma col problema e la fatica sempre dietro l’angolo. Come ha lasciato intendere anche un Delneri piuttosto sconsolato, se si interpretato così le gare bisogna lottare per un piccolo traguardo. Delneri che comunque ha delle responsabilità in merito al gioco e alla mentalità stessa che un allenatore deve trasmettere ai propri giocatori. Ma siamo dell’idea che in rosa ci sono giocatori più che vaccinati, che sanno com’è il gioco del calcio e sapendo anche che il gruppo alla fin fine è compatto e forte, bisogna che tutti si rendano conto che non ci si può davvero permettere di mollare, specialmente in un momento così importante della stagione.
Troppi alti e bassi non fanno bene, quest’anno si sapeva che ci sarebbero stati, ma se ci immaginavamo le montagne russe ci saremmo preparati con dei sacchetti. Adesso poche chiacchiere. C’è un gruppo che si deve stringere intorno a se stesso, facendosi forza e ripetiamo, sapendo delle qualità che si hanno, ma che le deve tirare fuori con più umiltà e più compattezza, sempre. Che l’avversario si chiami Inter, o Lecce. Di punti già se ne sono persi abbastanza, e mettendo in conto che le squadre in alto, di punti, ne perdono col contagocce, bisogna essere perfetti e vincere. Senza tanti fronzoli. La Lazio è a meno sette distanze, e non sono poche. Se non ci si vuole presentare nel nuovo stadio e giocare l’Europa League (cosa purtroppo più che fattibile) bisogna darsi una svegliata generale, sapendo che una gara si può anche perdere, ma giocandola. Non vogliamo fare nomi perché sarebbe riduttivo, crediamo che nessuno nella gara di Lecce si sia “salvato” (dal pacchetto difensivo, inguardabili, a quelli più avanzati) come crediamo che l’espulsione di Buffon non abbia condizionato tantissimo la gara, perché da inizio gara l’approccio della Juve si era visto subito. L’unica cosa da farsi è riprendersi già da sabato prossimo, col Bologna in casa, una gara che fino a qualche anno fa avremmo si affrontato sapendo che sulla carta era “uno fisso”, ma che giocatori che hanno fatto la storia di questa gloriosa società, avrebbero battuto dando anche il sangue. Questa è la Juve. I tifosi non vedono l’ora di riacquistare una cosa più di ogni altra al mondo, più degli scudetti “scippati” o del blasone stesso: è la mentalità!
TIZIANO SALVATORI
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