La telenovela più lunga di quest’anno è giunta alla conclusione: Edin Dzeko è diventato ufficialmente un giocatore del Manchester City.
In tanti si attendevano che sarebbe andata a finire così, altri invece hanno sperato in qualche improbabile blitz bianconero per bloccare il bomber bosniaco per giugno prossimo.
Criticare adesso sarebbe come sparare sulla Croce Rossa!
La Juventus di certo non si trovava in una posizione di vantaggio sul giocatore, ostacolata dall’assurda norma sugli extracomunitari approvata in fretta e furia dalla Federazione dopo il fallimento al mondiale sudafricano. Una legge che, purtroppo, “ci rende ancora meno competitivi rispetto a Inghilterra, Germania e Spagna” per dirla con le parole di un noto procuratore come Vincenzo Morabito. Una legge che mette sullo stesso piano squadre con massimo 1-2 giocatori convocabili in Nazionali con altre che hanno 7-8/11 selezionabili per l’azzurro, obbligandole allo stessso numero annuale di extracomunitari tesserabili (1).
La Juventus di certo non si trovava in una posizione di vantaggio sul giocatore, ostacolata dall’assurda norma sugli extracomunitari approvata in fretta e furia dalla Federazione dopo il fallimento al mondiale sudafricano. Una legge che, purtroppo, “ci rende ancora meno competitivi rispetto a Inghilterra, Germania e Spagna” per dirla con le parole di un noto procuratore come Vincenzo Morabito. Una legge che mette sullo stesso piano squadre con massimo 1-2 giocatori convocabili in Nazionali con altre che hanno 7-8/11 selezionabili per l’azzurro, obbligandole allo stessso numero annuale di extracomunitari tesserabili (1).
Non vogliamo però soffermarci su questo, c’è molto altro che non torna nell’atteggiamento di Marotta e della dirigenza bianconera. Innanzitutto, se vogliamo ragionare da italianozzi sempre pronti a raggiri e alla ricerca continua di cavilli giuridici, un manager forse più astuto avrebbe chiesto aiuto a qualche altro club con il posto da extracomunitario libero per tesserare in estate Krasic: pratica non certo limpida, ma ripetutamente usata (come nell’occasione del tesseramento del disoccupato Mutu con l’aiuto del Livorno). D'altronde non ci siamo riusciti con Milanovic, che si è accasato al Palermo, figuriamoci se potevamo riuscirci con un’operazione complessa come quella di Krasic…
La scelta caduta sul serbo in estate, seppur rivelatasi giustissima, ha fatto capire facilmente i piani presenti e futuri della società: non si volevano assolutamente investire (e non si investiranno, questa cosa è certa) 25/30 milioni per un solo giocatore, anche se fosse un campione o potenziale tale. E da qui è scattato il classico ridimensionamento che ci accompagna post-2006 che ha portato all’acquisto di Quagliarella (che sta rendendo ogni più rosea previsione) e che ha visto sfiorare l’arrivo di Marco Borriello (sarebbe stato sicuramente meno peggio dei tanti nomi che circolano, soprattutto visto le cifre).
L’analisi di questa inversione in fase di mercato è da ricercare non molto lontano, in una linea di continuità con la vecchia dirigenza che è stata (?) mandata via. In tanti hanno gridato alla svolta quando Andrea Agnelli è salito in sella alla Juventus. Marotta inoltre sembrava la persona giusta per esperienza e conoscenze, proveniente da una lunga gavetta in società non di vertice e, quindi, pronto al grande salto.
Questo è perfettamente quello che la vecchia dirigenza voleva che passasse nelle menti dei tifosi, sollecitate anche dagli organi di informazioni “amici”.
La realtà è ben diversa invece: la Exor, cassaforte della Famiglia, è ben sigillata nelle mani del presidente John Elkann, che non ha la minima intenzione di investire nemmeno un soldo nella Juventus mentre il ruolo di amministratore delegato è saldo nelle mani di Carlo Sant’Albano mentre al nostro caro Andrea non è riservato alcun ruolo decisivo nella stanza dei bottoni. L’acquisto di Marotta era già stato, inoltre, pianificato nel lontano giugno 2009 dall’”uno e trino” Jean-Claude Blanc (che guarda caso è ancora in società) e da John Elkann in persona, che si era accordato con Garrone per liberare il suo direttore di fiducia nel 2010. Il compito primario affidato dalla Juventus al “buon Beppe” non era vincere, ma ridurre i costi di gestione. Certe cifre non sono più sostenibili se non vinci o se non hai ambizioni di farlo!
Questa Juve nasce, quindi, in continuità con il passato e non in rottura netta come vogliono farci credere ed è ora che i tifosi aprano gli occhi! Questa società non è nata per vincere, il progetto è ben diverso… Si parla tanto di modello-Barcellona e sicuramente il direttore del settore giovanile Paratici sta facendo un grandissimo lavoro in giro per il mondo. Ma è più facile riuscire a pensare ad un modello non vincente come quello dell’Arsenal, vera fucina di talenti che puntualmente vengono ceduti all’apice della loro carriera per rimpinguare le casse, anziché a quello blaugrana.
Questa “nuova” Juve non è nata per vincere… Ma tanto, come dice un caro tifoso (e scrittore) bianconero a cui va la mia stima e solidarietà per i polveroni inutili sollevati negli ultimi giorni, “che problemi vi fate, un abbraccio vale più di uno schema riuscito”… o forse di un trofeo vinto…
Giorgio Buongiorno
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guardate che su Krasic state prendendo un granchio clamoroso: non poteva essere tesserato da un'altra squadra italiana e poi passare alla Juve perchè un giocatore non può cambiare squadra 2 volte nella stessa finestra di mercato.
Sarebbe meglio poi non avventurasi in quanto mai ipotetici (ed immaginari) scenari su chi ha preso quello e chi ha preso quell'altro. Altrimenti si fa la fine di un sedicente esperto di mercato, molto conosciuto su un forum juventino (di cui non scrivo il nome per evitare di dovermi lavare le mani) che per una settimana ha detto che l'arrivo di Delneri era una bufala, salvo poi dover scrivere una decina di fantasiosi articoli per spiegare come mai si era sbagliato. Marotta è stato voluto da A.Agnelli che sulla ha Juve ha pieni poteri, poche storie. Elkann, Blanc e Bettega avevano già l'accordo con Benitez come lo stesso spagnolo ha confermato.
Evitate di soffiare sul fuoco della protesta per farvi conoscere.
Tanto vi dovevo per evitare di dover dire tra un po' che siete una radio che rema contro la rinascita Juventina per compiacere le tesi di Luciano Moggi che magari così vi concederà un'intervista in più.