Mesi fa i nerazzurri alzavano la coppa dalle grandi orecchie dopo un lungo periodo di insuccessi europei. Oggi, raggiunta l'impresa del triplete, la strada che fino allo scorso anno li aveva portati alla gloria da tempo desiderata, sembra aver incontrato un posto di blocco inevitabile. La corazzata morattiana è in evidente difficoltà, tanto da non riuscire a mantenere la nomea che dovrebbe essere rivendicata anche con un pizzico di giusta vanità. Che sia colpa di Benitez è irrilevante ai fini della classifica. In fin dei conti, in Italia siamo abituati alle continue lotte da parte di chi sostiene che gli allenatori debbano essere esonerati anche in caso di una continuità di risultati mancata. Una massa di critiche e accuse che al cospetto della sportività di altri campionati è una misera piccolezza.
Chiedete pure ai signori Wenger e Ferguson. Dall'alto della loro carriera, fatta di vittorie, ma anche di impedimenti giustificabili, sapranno rispondere con certezza. Un simile discorso andrebbe fatto dal punto di vista arbitrale, considerate le assidue e pesanti discussioni "da moviola" che, domenica dopo domenica, prendono d'assalto le trasmissioni sportive italiane, forse inconsapevoli che al di fuori della nostra realtà dibattiti del genere siano davvero inesistenti. Ma queste sono le complessive conseguenze di un debole processo sportivo costruito su dei basamenti di sabbia, il cui effetto, al contrario degli ultimi anni, sembra non favorire più le gesta degli onestoni. E questo ormai è chiaro a tutti. Pure a Torino, dove da quattro anni a questa parte la Juventus ha (sempre?) sperato che le verità uscissero fuori, per poi godersi la meritata vendetta. Ed è una vendetta ancora in atto, la stessa che ieri sera da un'amalgmama di cuore, forza e determinazione ha prodotto il risultato vincente contro una Lazio sopravvalutata e immersa in una situazione eccessiva per i suoi standard.
Chiedete pure ai signori Wenger e Ferguson. Dall'alto della loro carriera, fatta di vittorie, ma anche di impedimenti giustificabili, sapranno rispondere con certezza. Un simile discorso andrebbe fatto dal punto di vista arbitrale, considerate le assidue e pesanti discussioni "da moviola" che, domenica dopo domenica, prendono d'assalto le trasmissioni sportive italiane, forse inconsapevoli che al di fuori della nostra realtà dibattiti del genere siano davvero inesistenti. Ma queste sono le complessive conseguenze di un debole processo sportivo costruito su dei basamenti di sabbia, il cui effetto, al contrario degli ultimi anni, sembra non favorire più le gesta degli onestoni. E questo ormai è chiaro a tutti. Pure a Torino, dove da quattro anni a questa parte la Juventus ha (sempre?) sperato che le verità uscissero fuori, per poi godersi la meritata vendetta. Ed è una vendetta ancora in atto, la stessa che ieri sera da un'amalgmama di cuore, forza e determinazione ha prodotto il risultato vincente contro una Lazio sopravvalutata e immersa in una situazione eccessiva per i suoi standard.
Per ciò che riguarda i fronti dai quali avremmo dovuto lottare da principio, il momento calcistico vede la Juventus fuori dall'Europa che "non conta". Se non conta, allora, non dovremmo neppure preoccuparci più di tanto. Eppure un girone con Salisburgo e Lech Poznan tra le pretendenti alla qualificazione poteva essere superato senza troppe fatiche, anche se la Juventus, come direbbero in tanti, è un cantiere aperto, dal quale si possono ottenere risultati differenti, buoni o cattivi.
Per adesso pare proprio che, nonostante la cacciata europea, l'obiettivo primario sia la scalata verso il Milan. Ben venga, perchè con un Krasic così pieno di volontà e nobiltà d'animo, le imprese del suo predecessore sembrano farsi nuovamente vive. Anche quei guizzi finali colmi di godimento che solo Pavel ci sapeva regalare comodamente...come quella domenica di primavera all'Olimpico di Roma, come quel 24 aprile 2005 (Lazio-Juventus 0-1), quando da uno schiocco "ceco" la Juventus seppe portare a casa tre punti sudati e combattuti. Combattuti come il totale di tutti i minuti che servono, e sono serviti, a far trasparire la stessa vendetta che, da Krasic, ha il suo lieto progresso...
GIANLUCA SCATENA
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