Quattro anni fa abbiamo assistito ad un film degno di essere il sequel de”L'Allenatore nel Pallone” del maestro Lino Banfi. Gli elementi della trama c’erano tutti... Il 4-4-4 di Facchetti che sfruttava la la B-zona e il modulo a “Provolone” (leggasi Auricchio), gli unici modi per poter mandare la Juventus in B. Questo capolavoro prodotto da Massimo Moratti, diretto da Tronchetti Provera con la collaborazione di “Luca Luca” Cordero di Montezemolo ha riscosso tantissimo successo, soprattutto tra tutti quegli addetti ai lavori che non attendevano altro nella loro vita.
Finora hanno provato (e ci sono riusciti per quattro anni) a spacciare il “loro capolavoro” per un film drammatico, facendo leva sull’enorme quantità di sentimento popolare che sgorgava da tutte le sorgenti non bianconere di Italia. Adesso, invece, che tutto è al vaglio di un organo credibile vengono fuori le prime crepe nella sceneggiatura e si capisce che siamo difronte a nient’altro che la solita commedia all’italiana: quel tanto affidabile e inconfutabile colonnello Auricchio nel giro di pochi mesi è sembrato sempre più somigliante a quell’Andrea Bergonzoni, protagonista (vero), che non faceva altro che vendere chiacchiere e illusioni senza un briciolo di fondo di verità. Un uomo capace di dire "non mi risulta il Milan avesse televisioni" e di svolgere indagini in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, nota per la sua juventinità (nun s’è capita l’ironia?). La7, addirittura, gli dedicò una docufiction (intitolata “Operazione Offside”) che non ha nulla a che vedere con i suoi metodi d’indagine emersi dal Processo di Napoli (quello vero, insomma) e che non rispecchia, quindi, per niente la realtà. Ma fu oro colato per i forcaioli e giustizialisti dell’epoca!
E come dimenticare il suo amico brasiliano, quel Giginho che ci ricorda in tutto e per tutto l’ex Franco Baldini, un uomo (?) lui davvero senza qualità. Una persona in grado di testimoniare il falso in due processi quasi paralleli (Gea e Calciopoli) riguardo le sue conoscenze con il colonnello Auricchio.
Protagonisti sicuramente di prim’ordine sono stati, nostro malgrado, anche Alessio Secco e Jean-Claude Blanc. Il primo, per il suo modo di agire che l’ha contraddistinto durante il suo percorso da direttore sportivo, si sarà sicuramente guadagnato ampiamente il paragone col buon Crisantemi, entrambi, infatti, pagano colpe non loro, e cioè l’inettitudine di chi li ha messi lì. Al francese, invece, nessuno potrà strappare il paragone, molto azzeccato, con il centravanti della Longobarda, Speroni. Da noi non c’erano Presidentesse con cui stringere rapporti intimi, ma c’era solo una Vecchia Signora da riportare in alto ma che, alla fine, è stata solo sedotta, e purtroppo (ahinoi) non ancora abbandonata.
E come non ricordare quel Guido Rossi, che per cinismo e premeditazione ci ricorda il Presidentissimo della Longobarda, Borlotti, e che come il suo predecessore nel film originale finirà per essere sconfitto dalla dignità del suo allenatore Oronzo Canà.
Perchè noi, che negli ultimi anni siamo stati costretti a subire a causa delle ingiustizie e delle inadempienze della Giustizia Sportiva, ci sentiamo come tanti Oronzo Canà, che soffrono e lottano per una fede, per una maglia e per dei colori che ci rendono (rendevano?) orgogliosi.
Perchè noi rivogliamo indietro la nostra dignità, sul campo e in tribunale ma non a tavolino, proprio come la ottennero quel giorno la Longobarda e Mister Canà...
Perchè, alla fine, Calciopoli non è altro che un film mal riuscito...!
Giorgio Buongiorno
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