Premessa.
Il processo penale di Napoli, in considerazione di quanto sta emergendo a favore degli imputati ed in riferimento alle sentenze del processo sportivo dell’estate del 2006, suscita, in modo particolare in questi giorni, notevole apprensione nei tifosi delle squadre coinvolte, in quelli delle squadre i cui comportamenti sono stati classificati dagli investigatori e dai PM “non rilevanti” e in molti personaggi dell’informazione con il fucile sempre carico per colpire la Juve , Luciano Moggi e la triade, ma inspiegabilmente inceppato quando si tratta di intervenire in situazioni che riguardano squadre e soggetti autoproclamatisi “onesti”.
Partiamo quindi dal processo sportivo meglio conosciuto con il nome di “Farsopoli”.
Come si pone la giurisdizione sportiva rispetto a quella ordinaria?
“C’è un equivoco di fondo dietro cui talvolta la Federazione si nasconde e cioè il concetto di autonomia dell’ordinamento sportivo. L’ordinamento sportivo è effettivamente autonomo, ma attenzione: essere autonomo non vuol dire essere indipendente.
E’ autonomo quell’ordinamento che gode di alcune prerogative come per esempio la propria capacità gestionale; la propria capacità organizzativa; ma non è indipendente cioè non è estraneo ai tre poteri dello Stato e questo mi sembra evidente altrimenti dovremmo ipotizzare che all’interno dello Stato italiano esista una zona franca del diritto dove non valgono le regole statali, ma soltanto quelle sportive il che sarebbe alquanto singolare.
La giustizia sportiva ha indubbiamente una propria autonomia, ma nel momento in cui l’autonomia dell’ordinamento sportivo confligge con una decisione; una prova; un elemento che deriva da un pubblico potere, evidentemente l’autonomia sportiva avrà un ruolo di minor rilevanza rispetto ad una sentenza del giudice penale; ad una sentenza del giudice civile; ad una sentenza del giudice amministrativo. Quindi in questo contesto c’è autonomia, ma qualora il giudice penale dovesse accertare che i fatti non sono andati come le sentenze sportive del 2006 avevano accertato, c’è un obbligo istituzionale da parte della Federazione di rivedere le proprie sentenze”.
Per chiedere la revisione del processo sportivo del 2006 è necessario attendere nel processo penale di Napoli una sentenza assolutoria nei confronti di Luciano Moggi?
“Lo dico da tempo: secondo me non occorre arrivare nemmeno alla sentenza del processo di Napoli perché il 2006 ha segnato una decisione della Giustizia Sportiva in base ad alcune prove.
Ora, un numero di gran lunga maggiore rispetto alle prove del 2006 ed in senso diametralmente opposto già sono emerse dal processo Napoli.
Quindi basterebbero soltanto le nuove intercettazioni e tutte le prove testimoniali che sono state esperite davanti al Giudice di Napoli per ribaltare totalmente la sentenza del 2006.
Vi assicuro che se qualcuno avesse la pazienza di andare a leggere le sentenze del 2006, noterebbe che quelli che erano dei fantomatici elementi di prova, non solo sono totalmente smentiti da tutte le prove già emerse e già prova nel processo di Napoli, ma addirittura porterebbero oltre”.
Dal punto di vista dell’ordinamento sportivo, in base a ciò che sta emergendo al processo di Napoli, cosa potrebbe accadere di fronte all’acclarato coinvolgimento di nuove squadre? Il loro comportamento è soggetto a prescrizione?
“In base al codice di giustizia sportiva, per gli eventuali illeciti a carico di una società piuttosto che un’altra, principalmente adesso che si sta individuando l’Inter, effettivamente c’è prescrizione.
Attenzione: noi non siamo nell’ordinamento Statale, ma siamo in quello Sportivo.
L’ordinamento Sportivo è un ordinamento associativo. Non bisogna guardarlo con troppa enfasi: una decisione dell’Ordinamento Sportivo è come una decisione condominale, cioè presa tra soggetti privati. Come tale i soggetti privati posso anche rinunciare.
La prescrizione è un dato processuale di cui può disporre la parte che se ne avvantaggia, ma disporne significa anche rinunciare: se io sono assolutamente convinto di essere innocente, non terrò il punto interrogativo della prescrizione, non lascerò il dubbio, mi lascerò processare.
Rinuncio alla prescrizione e verificherò se i giudici sportivi effettivamente mi ritengono colpevole o, come io sono convinto, mi riterranno innocente”.
Lei quindi propone una possibile “prova di onestà” ?
“Assolutamente. Questa Giustizia Sportiva è stata osannata dai dirigenti dell’Inter.
Nel 2006 hanno detto: “Vedete come funziona bene la Giustizia Sportiva ? Finalmente ha fatto pulizia nel calcio….”.
Allora questa Giustizia Sportiva, tanto osannata, tanto legittimamente riconosciuta dai dirigenti dell’Inter, non li dovrebbe spaventare.
Si dovrebbero tranquillamente far giudicare, rinunciare alla prescrizione perché sarebbero di fronte al cospetto di un sistema che per tanto tempo hanno decantato e per cui non hanno nulla di che spaventarsi”.
Quando qualcuno parla di completo assoggettamento degli aderenti alla Federazione alla giurisdizione sportiva ha ragione di affermare una sua esclusiva competenza in merito alle vicende dei consociati oppure no?
“Bisogna avere onestà intellettuale. E’ inutile raccontare verità inesistenti e principi giuridici inesistenti: non è vero che siccome la dimensione è privata chi accetta di entrare in quel circolo ne accetta tutte le regole. Questo vorrebbe dire che se lei mi invita a casa sua a cena, e la sua casa è evidentemente una dimensione privata, e poi decide di giocare a colpirmi con dei coltelli, io siccome sono venuto a casa sua dovrei tenermi i suoi tentativi di accoltellarmi: evidentemente è un paradosso che non regge!
E’ vero che in una dimensione privata ci sono delle regole che tutti condividono e che vanno rispettate, ma poi ci sono dei principi, per esempio di ordine costituzionale, che non vivono un momento di negazione in una dimensione privata: questo non esiste!
E’ talmente vero questo mio ragionamento che è palese il senso di difficoltà che immagino anche in campo federale si stia vivendo”.
Secondo il diritto sportivo ed il CGS allora in vigore, poteva essere abolito un grado di giudizio ed era consentita una drastica ed arbitraria compressione del diritto di difesa dell’incolpato?
“Nel 2006 hanno costruito tutto intorno ad un processo sportivo che purtroppo si è celebrato caratterizzato da una serie di vizi, difetti e mancanze.
Il primo di tutti fu la mancanza istruttoria: in 20 giorni si fecero due gradi di giudizio e sostanzialmente si cancellarono 100 anni di storia e gli ultimi 12 anni di dirigenza sportiva bianconera.
Hanno dimezzato i termini processuali per i difensori: le memorie si potevano depositare entro 10 giorni ed i termini furono dimezzati a 5 giorni. Immaginate la mole di lavoro che c’era e quanto fosse difficile svolgerlo con il dimezzamento dei termini.
La violazione del principio costituzionale del giudice naturale: i giudici sportivi del processo del 2006 furono nominati uno ad uno e questa non è una garanzia per l’imputato, è il contrario.
E’ come se un soggetto fosse imputato di un reato e venisse giudicato da un giudice designato dopo la sua incolpazione. Il soggetto deve essere giudicato dal giudice che, a prescindere da chi abbia commesso il reato, è competente.
Se invece prima si trova l’imputato e poi si chiede quale giudice debba giudicarlo, c’è il rischio che le designazioni dei giudici possano essere in qualche modo condizionate”.
Ed il fatto che i giudici siano stati nominati dal commissario Guido Rossi, ex consigliere del consiglio d’amministrazione dell’Inter, non fa venire meno l’incondizionabilità dell’organo giudicante?
“Questa è un’altra anomalia: colui che avrebbe dovuto garantire la terzietà aveva un evidente precedente professionale che lo legava alla società che, guarda caso, ha beneficiato di tutta una serie di elementi tra cui l’assegnazione di uno scudetto.
Alla luce di tutto questo, quali saranno gli scenari futuri?
“La revisione del processo sportivo e soprattutto la valutazione anche dei danni che le sentenze ingiuste del 2006 hanno comportato a carico della Juventus, ma quella è un’altra vicenda, e per quel che mi riguarda, a carico di Luciano Moggi”.
In riferimento al caso Luciano Moggi – FIGC, secondo il diritto Sportivo ed il CGS allora in vigore, può un tesserato essere posto sotto processo anche se il soggetto ha rassegnato le dimissioni dalla Federazione?
“Evidentemente no. Questa è stata un’altra anomalia.
Luciano Moggi rassegna le dimissioni il 16 maggio del 2006, quando capisce che c’è tutta una serie di convergenze di interessi contro di lui e che non sarebbe stato un processo equo, decidendo di estraniarsi dall’ordinamento sportivo. Nonostante questo, la Federazione decide di processarlo.
E’ un’anomalia perché si è processato qualcuno che era fuori dall’ordinamento sportivo: è come se il Vescovo di una comunità decidesse di accertare le responsabilità di colui che non è più sacerdote perché ritornato nei ranghi civili.
Non c’è più il legame tra la Federazione ed un ex tesserato: non esiste questo legame. E’un legame che giuridicamente è inesistente. Per cui, non solo il 2006, ma anche i successivi gradi di giustizia dimostreranno, come è successo per esempio nel 2008, che Luciano Moggi non poteva e non doveva essere giudicato dalla giustizia sportiva”.
Luciano Moggi è stato inibito dalla Federazione con proposta di radiazione, secondo lei, qualcuno firmerà il provvedimento?
“Penso proprio di no perché si esporranno a tutta una serie di responsabilità che noi abbiamo in varie sedi già testimoniato. Un provvedimento del genere sarebbe un provvedimento legittimo nella sua sostanza, ma che esporrebbe l’eventuale sottoscrittore, l’eventuale firmatario, ad una gravissima responsabilità: è questo il motivo per cui tutti dicono che va fatto, ma nessuno in Federazione prende la penna e lo sottoscrive.”
Ai fini di acquisizione di notizie da parte dell’ufficio indagini della FIGC, sarà importante la testimonianza di Massimo Moratti al processo di Napoli?
“Penso di no. Anche a livello sportivo credo di avere tutte le prove già sufficienti per chiedere la riapertura del processo sportivo e richiedere soprattutto la completa riabilitazione di Luciano Moggi che in ogni caso, anche se fosse riabilitato, non dimentichiamoci che comunque avrebbe scontato 4 anni e mezzo di squalifica: calciopoli ha prodotto degli effetti irreversibili.
Anche nei confronti della Juventus, qualora si accertasse che la responsabilità non era effettivamente così gravemente compromettente come quella del 2006, ma una responsabilità contenuta al pari delle altre squadre, di fatto gli effetti irreversibili si sono prodotti: la Juventus ha fatto la serie B; ha perso per anni la Champions League ; ha dovuto smembrare il parco giocatori e paga ancora le conseguenze di quell’effetto.
Se paradossalmente il Presidente Abete dicesse: “ci siamo sbagliati; torniamo al punto zero; ridiamo alla Juventus i due scudetti; rendiamo l’onore…”, di fatto non saremmo arrivati al punto zero.
Si è ancora al di là e molto al di là, in senso negativo, di questo punto zero”.
Quanto potrà incidere sulla revoca dello scudetto all’Inter il processo Telecom di Milano relativo ad intercettazioni abusive, spionaggio industriale, ed altri reati che vede coinvolti diversi personaggi del mondo del calcio e qualche dirigente “onesto”?
Dall’esito di questo processo potrebbe spalancarsi il baratro della radiazione per l’Inter?
“Se all’esito del processo penale dovessero emergere elementi tali che dovessero coinvolgere alcuni dirigenti di determinate società con riflessi sportivi, indubbiamente la giustizia sportiva potrebbe arrivare ad assumere delle decisioni che potrebbero portare anche, nelle ipotesi più gravi, alla radiazione. Certo. Gli esiti della giustizia penale hanno e devono avere riflessi su quella sportiva.
Del resto non si ricorda che calciopoli, nell’estate 2006, si è basata su iniziativa: gli uomini della procura federale sono andati con le proprie macchine alla procura di Napoli a fare le fotocopie di alcune intercettazioni riconoscendo quindi che ciò che emerge dal procedimento penale deve avere incidenza nel processo sportivo.
Non capisco come mai, quando nel 2006 si è trattato di accusare e condannare Moggi e la Juventus , nessuno ha sollevato il problema dell’autonomia dell’ordinamento sportivo: sono andati tranquillamente a prendere le prove del procedimento penale e le hanno portate nel processo sportivo. I principi o valgono sempre o non valgono mai. O valgono per tutti o non valgono per nessuno”.
Se domani la Juventus le desse l’incarico di difenderla nel processo sportivo, la prima cosa che farebbe quale sarebbe?
“Semplicemente portare minime prove telefoniche davanti alla giustizia sportiva e chiedere se in base alla logica si possano considerare certe frasi, certe espresioni, effettivamente lesive dei principi di lealtà, probità e correttezza. Penso che chiunque, leggendo le telefonate, i brogliacci e le trascrizioni delle telefonate di Moggi rispetto alle telefonate fatte da altri dirigenti, capirebbe che se ci sono dei fatti gravi non sono sicuramente riconducibili né a Moggi e né alla Juventus”.
Avvocato la ringraziamo per il suo intervento e contiamo di risentirla al più presto.
“Molto volentieri. A presto e buon lavoro”.
AGOSTINO GULLACE
Giustizia sportiva = banana republic; sono senza speranza, mi viene da piangere!
nn piangere pagheranno lo stesso giustizia sportiva o nn.