Maurilio Prioreschi, avvocato difensore di Luciano Moggi al processo di Napoli, è intervenuto nella nostra trasmissione.
Buonasera Avvocato. Tempo fa il figlio di Facchetti è stato abbastanza duro definendo qualche testata giornalistica “Quattro barboni” e parlando anche male del collegio difensivo di Luciano Moggi. Voi già avete risposto a mezzo stampa. Cosa si sente di aggiungere?
Il nostro comunicato mi sembra chiarissimo. Noi come difensori abbiamo il dovere di difendere l’imputato, sempre nel rispetto delle norme che prevede il Codice deontologico che regolano la professione di Avvocato. Io come cittadino posso rispettare chiunque, vivi e morti. Ma come Avvocato devo rispettare il Codice e fare il mio dovere. Se ciò provoca reazioni da parte di qualcuno a me francamente non interessa. Noi ci siamo limitati a chiedere la trascrizione di alcune telefonate; io non mi sono mai permesso di esprimere giudizi sulla persona, così come hanno fatto gli altri miei colleghi. Se poi il contenuto delle telefonate non piace al figlio di Facchetti, non è certo colpa mia.
Abbiamo avuto l’impressione che molte delle persone chiamate a testimoniare forse non erano preparati ad un processo penale dove i PM hanno formulato un’accusa molto grave. Forse pensavano di poter dire ciò che più gli era comodo; non ricordare quando non volevano, trincerarsi dietro assurdi “si dice”. Non ritiene questo molto strano?
Questo è un processo che dal punto di vista penale non presenta alcun reato. Sono state fatte nel corso delle indagini delle verbalizzazioni che gridano vendetta; il Codice, con l’articolo 194, vieta espressamente di verbalizzare opinioni, deduzioni, pressioni e voci correnti. I Carabinieri non hanno fatto altro che questo tipo di verbalizzazioni. È chiaro che la persona informata dai fatti, in assenza di un contraddittorio della difesa, davanti ai Carabinieri può dire ciò che vuole. Nel processo penale poi, grazie a Dio ci sono gli avvocati difensori che, studiando le carte, fanno le contestazioni che devono fare.
Recentemente, sia De Santis che Bergamo, si sono scagliati contro i Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma che sembrerebbero la reale causa di tante mancanze nell’indagine. In questi casi c’è possibilità di avviare un’azione, anche da parte vostra, nei confronti di queste persone o, al limite, potrebbero essere oggetti solo di un’indagine interna?
A noi questo aspetto interessa poco. Noi dobbiamo portare a casa un risultato, che è l’assoluzione di Luciano Moggi. Questa era un’indagine mirata, con un obiettivo precostituito. Luciano Moggi e la Juventus. Ed è stato dichiarato chiaramente dal Colonnello Auricchio. Basti pensare che la delega di indagine sulla regolarità o meno del campionato 2004/2005 è datata 5 luglio 2004, quando poi il campionato 2004/2005 è iniziato ad agosto. Le indagini non si fanno così; c’è un reato, vediamo chi l’ha commesso. Qui hanno detto “C’è Moggi, vediamo che ha fatto”. Cioè l’esatto contrario!
Avete insistito molto, sia lei che l’Avvocato Trofino, per ciò che riguarda i rapporti tra il Colonnello Auricchio e l’ex dirigente della Roma Baldini. È venuto fuori qualcosa? Baldini verrà chiamato a testimoniare?
Certamente. Baldini era un teste dell’accusa, la quale ha poi rinunciato a chiamarlo. Noi invece lo chiameremo sicuramente a testimoniare e ci dovrà spiegare tante cose; la prima cosa è perché quando è stato interrogato al processo Gea han negato di conoscere Auricchio, tesi confutata in aula dallo stesso Colonnello. Lo stesso Auricchio prima ha negato di aver parlato con Baldini di Calciopoli, poi ha dovuto ammettere di avere parlato sia con lui che con il procuratore Antonelli. Stiamo parlando del fine 2004, quando di questo processo non ne sapeva niente nessuno. Questa cosa è passata un po’ sotto silenzio per l’uscita delle nuove intercettazioni, ma sarà un tema del processo molto interessante per noi.
Da quelle che sono le vostre analisi, chi pronuncia per primo il nome di Collina nella famosa telefonata Facchetti – Bergamo?
La prima volta che l’ho ascoltata ho percepito che fosse Facchetti a fare il nome di Collina. Ma chi lo dice serve a poco perché questa intercettazione va letta insieme a quella precedenti di Facchetti con Mazzei, dove il presidente dell’Inter chiede di non fare il sorteggio e gli chiede il numero 1 degli arbitri. E Mazzei gli risponde che parlerà con Pairetto. Chi pronuncia il nome non è importante perché il significato della telefonata è chiarissimo.
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