Statica. La situazione è talmente statica che la partita con la Lazio è finita con un pareggio. Che ci lascia statici. Senza gusto. Né quello di poter scagliare imprecando la ciabatta contro il televisore, né quello di poter respirare almeno per una sera un soffio di aria rigenerata. Poco. Il tempo a disposizione di Zaccheroni è stato appena quello di prendere atto della situazione. Nessuno credeva che in due giorni avrebbe operato il miracolo. Arrivato dopo tre anni di silenzio e di assenza dalle panchine, almeno fosse stato accolto da un applauso di incoraggiamento. Silenzio. Nemmeno un saluto. Per uno che ha dichiarato di non aver voluto tentare l’esodo verso un qualunque campionato estero e di aver raccolto la sfida di accomodarsi su una panchina a lungo la più ambita e adesso la più scomoda d’Italia. Ufficialmente per quattro mesi. Il tempo di capire dove sta andando la Juventus. Un altro progettino dettato dall’urgenza di tenere in vita un paziente catatonico. In attesa di capirci qualcosa. Anzitutto se le anomalie motorie, emotive e comportamentali che lo affliggono dipendono da patologie organiche e/o psichiche. Ci si aspettava un elettroshock, almeno la proverbiale scossa che spesso il semplice cambio di allenatore produce, una scintilla, una botta di vita bianconera sepolta da qualche parte dentro le intorpidite membra, tra i neuroni addormentati. Niente. Solo un timido risveglio. Appena uno sbattere di ciglia, che tuttavia ci aveva fatto sperare di portare finalmente a casa tre punti. Invece la Juventus rimaneva un’altra volta negli spogliatoi o magari a Vinovo, sotto un cumulo di buoni propositi e rivalse. Forse soltanto nella nostra mente, tra i ricordi più cari, tra le emozioni più forti, una collezione di immagini che il tempo inizia a sbiadire. Consegnandoci partita dopo partita la controfigura della protagonista assoluta del campionato di calcio italiano. Una squadra smarrita. Irriconoscibile. Svuotata. Avvilita. Che in soli due giorni non ha fatto in tempo a metabolizzare, come volevasi dimostrare, il recente passato. E che prima di svegliarsi dall’ipnosi dovrà rivivere tutte le fasi vissute a partire da quella primavera del 2006 che lentamente l’ha fatta appassire. A ben ricordare il colpo era stato mortale. La Juve però era forte, forgiata dall’orgoglio di una storia ultracentenaria e vincente. La reazione è stata grintosa, persino commovente. I protagonisti di quei giorni non avranno mai da noi un minuto di non amore, come avrebbe detto Battisti. E’ stato dopo che sono iniziati i progetti. Che si sono sbagliate le campagne acquisti. Che gli allenatori arrivati non sono sembrati da Juve e tirando le somme non lo sono nemmeno stati. Né Ranieri, che troppo occupato a non vincere per non perdere, ha fatto sfumare almeno due occasioni per cucirci la terza stella. Né Ferrara, la scommessa di Blanc. Colui che in virtù delle cariche assunte dopo l’uscita di scena di Cobolli Gigli, del quale e delle cui uscite verbali nessuno sembra sentire la mancanza, riassume e concentra su di sé le ragioni della disfatta. Dividendole, se mai si riesca a provare o anche solo ad insinuare che al di sopra dell’uno e trino possa esistere un ‘altra entità più onnipotente, con John Elkann. Che a sua volta è colui che lo ha voluto, come ormai appare provato dalle stesse dichiarazioni, o piuttosto ammissioni del francese ex organizzatore di tornei di tennis e quant’altro escluso il calcio, disinvoltamente fornite al giornale “Le monde”, ben prima che calciopoli stendesse la sua ombra nefasta sulla Juventus. “Per creare una rottura con il passato”. Che il fantomatico progettò consistesse in questo? Sarebbe doveroso allora affermare che è riuscito. La rottura c’è stata. Non ci sono dubbi. La Juventus si è rotta. Spezzata in due da principio. Una metà svanita, confluita nelle fila delle compagini tradizionalmente “nemiche”. Ibra, Mutu, Vieira, Emerson, Cannavaro il redento… L’altra metà a risalire la china. Buffon, Del Piero, Zebina, Camoranesi, Chiellini, Nedved… Stravolta nell’orgoglio sui campi di Rimini e Crotone. Disorientata nell’urgenza della risalita, quando i fischietti nostrani non ci lesinavano le ebbrezze di innocenti errori al ritmo di due rigori a partita. Distrutta dal numero altissimo di infortuni e dai tempi troppo lunghi di recupero. Una Juventus la cui formazione tipo, quella disegnata a torto o a ragione dai progetti, da tempo immemorabile non è stato possibile vedere in campo. Unico alibi per un gruppo di persone che da qualche anno ormai gioca con i destini della squadra più amata d’Italia e dintorni. Facendosi artefice della parabola discendente di un mito. Che tale era stato per stile, continuità e convinzione. E che oggi si affida a Zaccheroni, l’ultimo traghettatore. L’uomo arrivato senza nemmeno un saluto. L’allenatore che dovrà riscoprire se stesso e la Juve. L’ultimo tentativo. Oltre il quale c’è solo la resa. Incondizionata. Le dimissioni di monsieur Blanc e il ritorno alla tradizione che vuole le persone giuste nel posto giusto.
la juventina
Forza Juve Giusy
Brava Giusy!Quello che scrivi è condivisibile, io sono il primo a dire che l'errore è nella società se io un domani andassi a fare il broker non ci capirei nulla, studio pedagogia, ora però mi sorge una domanda: Chi ce l'ha messo li Blanc? La Famiglia cosa sta facendo?
Qui sorgono i miei mille dubbi. Come mai un Agnelli non è alla guida di tutta la Holding compresa la Juventus. Io penso che una cosa che ci faceva grandi era prima degli scudetti, delle vittorie, di tutto era lo stile. Si quello Stile Juventus che mi ha sempre fatto dire "La mia squadra ha un'arma che non si compra: è lo Stile". Mi hanno sempre insegnato a fare le cose con Stile si da piccolo in casa come a scuola o in mille altri posti. L'altro giorno riascoltavo con nostalgia le parole dell'Avvocato "Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi" c'era un forte attaccamento alla squadra. Oggi a me non sembra questo, anzi dalle cose che sento mi sembra che addirittura ci sia una faida interna tra gli Elkann e Andrea Angelli come si legge dal gruppo di facebook "JUVE.....LE VERITA' DIETRO FARSOPOLI". Solo di una cosa rimango convinto che prima o poi torneremo sul serio e li spero di vedere questo spettacolo: IL RITORNO DELLA JUVENTUS AD UNA STAGIONE DI TRIONFI E GLORIA!
Ciao e ORA E SEMPRE FORZA JUVENTUS!!!
Gianluca