Nella tradizione siciliana dell’Opera dei Pupi il puparo è colui che manovra sulla scena i personaggi. Che con la sua voce anima e caratterizza gli eroi del ciclo carolingio, della Chanson de Roland, della Gerusalemme liberata, dell’Orlando furioso. E’ anche colui che si prende cura di tutta la rappresentazione, a partire dal manufatto, che realizza e mantiene in vita con le sue stesse mani. Il pupo è costruito, conservato e rigenerato nella splendida bellezza della sua espressività caratteriale e dei suoi costumi, fatto vivere sulla scena dal puparo. Che è insieme artigiano, imprenditore, sceneggiatore, attore. Insieme con tutta la sua famiglia si fa carico di un tesoro trasmesso attraverso le generazioni con infinito amore e totale dedizione, costituendo l’anima della rappresentazione. Che è cosa ben diversa dall’essere il manovratore occulto. Di recente mi è capitato per caso di leggere su L’Espresso del 23 dicembre 2009 un articolo di Gianfrancesco Turano dal titolo “Il futuro della Juve? Più nero che bianco”, che mi ha fornito lo spunto per una riflessione. Ricordando le esperienze del ventiseienne Gianni e del ventunenne Umberto alla presidenza della Juventus a partire rispettivamente dal 1947 e dal 1955, Turano afferma testualmente:” Il club torinese è da oltre 60 anni il banco di prova dei giovani della famiglia Agnelli. Le vittorie sportive sono il rito di passaggio che apre le porte del potere in casa FIAT”. E conclude che dentro lo spogliatoio dei Gobbi si stanno al momento disputando due partite: quella del merito sportivo che diventa merito dirigenziale e quella della diatriba dinastica che coinvolge gli eredi del ramo Agnelli-Elkann e del ramo Agnelli-Agnelli. John il Giovane è entrato all’IFIL nel 2003 e ha lavorato al piano di rilancio del Gruppo Fiat, di cui ha assunto la Vice Presidenza nel 2004,dopo la morte dello zio Umberto Agnelli. È vicepresidente della Giovanni Agnelli e C. S.A.p.A.(Presidente Gianluigi Gabetti). È presidente dell'Editrice La Stampa e di Itedi, membro del Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup e di Banca Leonardo. E’ vice presidente dell’Italian Aspen Institute, della fondazione Italia-Cina e della fondazione Giovanni Agnelli. Nel maggio 2008, per decisione unanime dei Soci e del Consiglio di Amministrazione, è stato eletto Presidente dell'IFIL che raggruppata con IFI è stata rinominata EXOR. Ma non è il Presidente della Juventus. Forse non dovrebbe nemmeno esserlo. Altra cosa l’aura di juventinità che circondava il povero Giovannino, rimasto nella memoria dei tifosi come colui che a tre giorni dalla morte a cui un male terribile lo aveva condannato, sedeva in tribuna al Delle Alpi in una fredda serata di dicembre per assistere a uno Juventus Manchester UTD che negli ultimi minuti gli avrebbe fatto l’ultimo regalo della sua vita, con un goal di Inzaghi che al 38’ consentiva il passaggio al turno successivo di Champions. Altro sapore la figura di Andrea Agnelli, ancora molto vicina a quelli che la gran parte degli Juventini giudicano senza riserve i fasti degli anni della Triade. La candidatura di John alla presidenza della Juventus è affiorata di tanto in tanto sui giornali, ma non si è mai concretizzata. Probabilmente perché non è John il puparo. I nodi da sciogliere all’interno della Juventus fanno parte di un intrico e di un intrigo più complicato. Che mi fanno tornare in mente la vetrina di un negozio di Parigi, uno di quelli specializzati nella vendita di un unico articolo: matrioske. Una fila, tre file di bambole panciute e colorate, dalla più grande, di dimensioni umane, alla più piccola, così piccina da non superare in altezza un ditale per il cucito. Dentro quale matrioska inquadrare John? E Blanc? E Bettega? Veramente il presidente attuale, benché uno e trino, sta dentro la matrioska che le contiene tutte? O bisogna svitare la pancia delle tre bambole maggiori e scoprire una volta per tutte le identità degli improbabili pupari che sono tornati a reggere i fili del club torinese? Anche questa volta non per farne un fine, ma un mezzo per i loro affari. Memori dell’esperienza di quella Juventusiasmante che non ci riempì affatto di entusiasmo prima dell’avvento della Triade e del ramo umbertiano alla guida della Juventus, molti auspicano un rapido cambiamento ai vertici del club bianconero. Si chiede in definitiva non la testa di Ferrara, ma quella di Blanc e Secco, unitamente all’allontanamento di John e dei suoi pupari dal cuore pulsante della Juve. Si vuole l’avvicendamento con il cugino Andrea, del quale era parso un presagio la recente doppia visita a Vinovo. Mettendo da parte le suggestioni emotive e il calcolo reale delle possibilità che questo possa avvenire, mi sembra di cogliere nelle considerazioni dell’articolo di Turano un suggerimento non so se voluto, ma certamente utile, per quanto provocatorio. E se invece cercassimo di inchiodare John il Giovane e il suo puparo alle loro responsabilità? John presidente della Juventus. Dimostri, come è nel solco della tradizione, di saperla gestire e di poter ambire al ruolo di erede di Gianni Agnelli. Oppure Andrea, affrontando il “rischio” che la Juve possa ritornare grande sotto la sua potestà.
la juventina
Forza Juve Giusy
la juventina
Forza Juve Giusy
0 commenti:
Posta un commento